L'Angelo e il Demone


L'angelo e il Demone




Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
C'era una volta un ragazzo che non conosceva  cos'era l'amore, viveva i suoi giorni nel lusso e nel divertimento sfrenato.
La nostra storia  ha inizio a Volterra, nell'anno del Signore duemiladieci: storia d'amore e di passione. Conoscerà mai l'amore questo viziatissimo ragazzo?

Capitolo 1


Piacere, Edward Cullen.
Poche parole per presentarmi: dicissettenne, fisicamente bellissimo, vanitoso, molto sicuro di me, viziatissimo ,egocentrico, donnaiolo, stronzo, con tanta voglia di  distrazioni.
La mia parola d'ordine è DIVERTIRSI su questa ho basato la mia vita.
Mi piace molto divertirmi e le ragazze sono il mio sport preferito.Il mio mantra è "Perchè stare con una sola ragazza, quando posso farmi tutte le ragazze che voglio".
Tutte cadono ai miei piedi come 'pere cotte'.
Avvolte non trovo nessun piacere nel conquistarle, ma tanto il piacere viene dopo quando mi intrattengo con loro.
Nel mio vocabolario la parola amore non esiste, l'unica parola che conosco è 'sesso'.
Ero accasciato sul divano, non so più di quale locale.
Quella sera ne avevamo girati tanti e il mio cervello era scollegato. Ero tra le braccia di Bacco: in una mano tenevo la sigaretta, nell'altra il mio drink e li alternavo alla bocca. Aprii  gli occhi per cercare mia sorella Alice che era cavalcioni sopra il suo ragazzo, Jasper, e si baciavano appassionatamente, mentre mio cugino Emmett era sul divano sdraiato sopra Rosalie; anche loro si baciavano con passione.
Feci un sospiro e guardai dinanzi a me, mi accorsi che c'era una ragazza che muoveva le labbra parlava ma io non sentivo. Prese la sigaretta dalle mie mani e fece un tiro, poi la spense nel posacenere.
La vedevo muovere le labbra ma niente: il mio cervello non ascoltava una minima parola. Prese anche il mio drink ne prese un sorso e, mentre lo poggiava nel tavolino accanto, si mise a cavalcioni su di me avvicinandosi al mio orecchio. Strofinandosi, prese a lambirne il contorno con la lingua.
Piano piano scese sul collo, facendo scivolare lungo la carotide la lingua calda. Mi eccita. Se ne accorse subito e approfittando del momento lasciò che la mano scivolasse al cavallo dei miei pantaloni. La muoveva ritmicamente aspettando la mia immancabile reazione. Continuava a parlare. Le labbra si muovevano ma niente, non sentivo, o meglio non volevo sentire.

Lasciò che le mani scivolassero sotto la camicia, accarezzandomi il petto. Poi, giù dentro i jeans. Disse qualcos'altro e si alzò; mi afferrò per un polso e mi trascinò in bagno.
Mi appoggiai al lavandino mentre lei cominciò ad armeggiare con i Jeans. Sbottonò la zip, e uscì EJ.
Si, EJ.
Cosa c'è di strano se gli ho dato un nome? Lui è il mio più grande amico, compagno di molte avventure.
Lei afferrò EJ e cominciò a percorrerlo. Reclinai la testa e la appoggia al muro, godendo di quel piacere. Poi ne tracciò i contorni con la bocca. La sensazione mi estasiò. Inconsapevolmente accompagnai con la mie mani la sua testa, spingendola sempre di più verso EJ.
"Si così..." gemevo, "siii!".
Fu un attimo, un falsh. Venni e, nello stesso istante, la porta sia aprì.
Un altro flash.
Mi abbagliò. Ripetutamente. Non capii più niente e, senza sistemarmi, mi lanciai verso quel maledetto che aveva scattato le foto.
Gli regalai una raffica di pugni in faccia, tanto da stordirlo. Lui cadde a terra tramortito ma non mi bastava: continuai a percuoterlo con dei calci.
Odiavo i paparazzi, mi stavano sempre dietro e non potevo vivere in pieno la mia libertà.
Mi risistemai, lasciandolo a terra e ritornai al Privée. Mi riaccomodai sul divano e appoggiai la testa all'indietro per rilassarmi un po'.
Dopo poco una furia venne verso di me: era quel maledetto paparazzo con il naso gocciolante, che agitava le braccia nella mia direzione. Mi alzai dal divano e gli diedi un'altro pugno. Subito delle forti braccia mi immobilizzarono: era mio cugino che mi esortava a calmarmi. Jasper, invece, tratteneva quel maledetto sanguisuga. Si, erano delle sanguisuga perché vivevano cibandosi della nostra vita: li odiavo.
"Questa volta non la passerai liscia Cullen, il nome della tua famiglia non basterà a salvarti il culo!" disse il sanguisuga liberandosi dalla stretta di Jasper e, sghignazzando, mi guardò con odio; quindi si allontanò.
"Eddyno, ma cosa combini!" disse mio cugino Emmett liberandomi dalla sua morsa. Era un vero orso. Lo consideravo come un fratello, viveva con noi da quando aveva tre anni, da quando i suoi genitori erano morti in un incidente aereo. Il loro biplano era caduto mentre stavano andando a festeggiare il loro anniversario di nozze. Mio zio aveva la passione degli aerei, ma questa passione gli era costata cara.
Per fortuna Emmett non era con loro. Era da noi. Non ricordo niente di quell'incidente: avevo solo due anni. L'unica cosa che mi è rimasta scolpita nella mente furono le parole di mamma, sorella di sua madre. Aveva gli occhi rossi, gonfi; il viso stravolto dal dolore e rigato dalle lacrime. Stringeva Emmett tra le braccia e singhiozzava: "Caro, sarai figlio mio, non ti farò mancare niente...". Poi non ricordo nient'altro.
Voglio un sacco di bene Emmett, è mio fratello a tutti gli effetti.
"Forse è meglio tornare a casa" disse mia sorella Alice. Una vera peste. Minuta, con i capelli neri e dritti sembrava un folletto maledetto. Non stava un attimo ferma e, spesso, era una vera rottura con la sua mania dello shopping. Spesso, ero costretto ad accontentarla.
Perché lo facevo, mi chiedete? Perché le voglio un mondo di bene; mi piace farla felice: è il mio folletto preferito.
"Si andiamo, tra poco saranno tutti qui" rispose Jasper. Lui è il ragazzo di mia sorella Alice. Si conoscono da quando erano piccoli. All'inizio erano solo amici, poi la loro amicizia è diventa qualcosa di più. Nessuno dei due, però, era riuscito a fare il primo passo: non avevano il coraggio, per paura che l'altro lo rifiutasse. Avevano rischiato di perdersi per sempre. Ma, grazie all'aiuto di mio fratello Emmett - si, fratello, perché lui è mio fratello a tutti gli effetti- si erano dichiarati, ed ora stanno insieme; ora si amano alla follia.
C'è una passione e una complicità tra loro che non si più spiegare a parole. Sembra che Jasper riesca a percepire sempre i suoi stati d'animo. Si amano così tanto che lo dimostrano sempre.
Spesso in modo poco convenzionale, rischiando di mettere in imbarazzo tutto il Principato di Volterra.
Si, se ancora non lo avete capito io e mia sorella Alice siamo dei principi. Io sono il primogenito e un giorno salirò al trono del Principato; un piccolo stato a sé dentro i confini Italiani.
I paparazzi non ci hanno mai lasciato in pace sempre, pronti a farci foto e venderle al migliore offerente. E, grazie alla nostra voglia di divertirci - tipica della nostra età- in modo decisamente esuberante, erano per lo più foto imbarazzanti.
Jasper fece un cenno ad Aro, il capo della nostra guardia del corpo, e ci incamiciamo verso l'uscita. Fuori dal locale, trovammo già pronta ad attenderci la nostra limousine con Alec, lo chauffeur, che ci teneva lo sportello aperto.
Ci accomodammo in macchina e partimmo alla volta di casa.
Mi sentivo a pezzi, nervoso, e volevo spaccare tutto. Quella vita mi opprimeva. Si, mi
divertivo molto e avevo tantissime distrazioni ma dentro stavo male.
Guardavo Alice che si baciava con Jasper, gambe e braccia aggrovigliate come quando eravamo nel locale; Emmett si stava riempiendo un bicchiere di champagne mentre Rose si aggiustava il trucco.
Rose è una bellissima ragazza, è la sorella gemella di Jasper e sta con Emmett da due anni.
Emmett, da quando sta con lei, non pensa più a nessun'altra.
Prima di mettersi con lei era un vero farfallone, come me. Facevamo scommesse a chi se ne collezionava di più e, devo dire, vincevo sempre io. Ora invece non vede che lei.
Non capisco cosa ci veda in Rose! Per me è una ragazza superficiale, egocentrica e viziata, con un caratteraccio insopportabile. Pensa sempre a sé stessa e alla sua bellezza ma ammetto che, quando si parla di macchine, risulta totalmente diversa.
Adora tutte le macchine. La sua, è una vera passione. La cosa bella è anche in grado di curarle. Conosce tutti i motori come le sue tasche e, quando sistema una macchina, perde ogni vanità e non le importa di sporcarsi. Si occupa personalmente della sua e... anche nelle nostre. In particolare di quella di Emmett che ha il vizio di gareggiare in corse clandestine e, grazie a Rose che potenzia il motore, ha la tendenza a vincere sempre.
Questa è una cosa che mi piace molto di lei, ma quando non è sotto una macchina diventa insopportabile.
L'amore è veramente strano, probabilmente non lo capirò mai.
L'alcool, d'un tratto, comincia a darmi alla testa, tutto prende a girare e la saliva sale biliosa verso l'esofago. Un conato mi stringe la gola, poi un altro. All'improvviso mi piego dentro lo stretto abitacolo e do fuori di stomaco. Il tanfo dell'alcool riempie lo spazio angusto, giungendo rapidamente alle narici degli altri.
"Fai schifo!" sbraitò Alice
"Sei un vero animale" continuò Rose, "mi hai rovinato le scarpe nuove!".
"Idiota" incalzò Jasper mentre Emmett se la rideva.
"Scusate Ragazzi", mormorai, appoggiando la testa contro lo schienale, "non riesco a tenere gli occhi aperti. Ho un mal di testa da impazzire...".
Detto questo chiusi gli occhi e mi addormentai.




Capitolo  2











Fui svegliato di soprassalto da quel l’orso di Emmett che si è lanciato sul mio letto e col suo leggerissimo peso mi schiaccia.
«Sveglia dormiglione» mi dice Alice la mia ‘dolce’ sorellina mentre apre le tende facendo entra una forte luce nella stanza che mi acceca per qualche istante.
«Lasciatemi in pace, voglio ancora dormire»
«Come ancora!? Dormi da più di ventiquattro ore» mi dice Emmett ridendo e spostandosi da sopra di me, coricandosi accanto e tirandomi il cuscino da sottola testa.
«Forza fratellino in piedi. Papà ci vuole nel suo studio» dice Alice sedendosi sul letto porgendomi un caffè.
«Perché cosa è successo» dico mettendomi seduto con la schiena appoggiata alla testiera del letto sorseggiando il caffè caldo.
«Stai scherzando Edward non ti ricordi niente di quello che hai fatto?!»
«No»Booo chi si ricorda, la cosa certa è che sicuramente mi sono fatto qualcuna.
«Bravo il mio Eddyno, fai i danni e ti scordi tutto» dice Emmett scompigliandomi i capelli.
«Papà è incazzato nero, lui e la mamma non ci rivolgono la parola» continuò Alice
«cioccolata» risposi alzandomi di scatto mettendomi a sedere con i pieni appoggiati a terra.
«Alzati e fatti una doccia puzzi da morire» dice Alice alzandosi e dirigendosi verso la porta«non perdere tempo, ci vuole alle 10 nel suo studio sono già 9:30, fai veloce» così dicendo escono dalla mia stanza.

Arrivo davanti alla porta dello studio di mio padre, dove ci sono già tutti ad aspettarmi.
Emmett è appoggiato al muro che mangia una banana e Rose come il solito si specchia per aggiustarsi il trucco.
Alice si tiene per mano con Jasper e mi fissa in cagnesco e battendo un piede ritmicamente per terra.
«Era ora!» mi dice Alice « ci farai sgridare pure per il ritardo, bravo Eddy»
Guardo l’orologio «Alice ma sono le 10 e 2 minuti»
«Sai che papà adora spaccare il secondo, forza entriamo»
Busso alla porta e una voce fredda ci risponde «Entrate»
«Ho paura non mi piace la sua voce» dice Alice
Tutti sospiriamo, apro la porta ed entro per primo.
Guardo la faccia di mio padre che è nera ma nera nera nera, nella stanza c’è pure mia madre, questo deponeva molto male, lei non interviene mai alle nostre lavate di capo. Passa gli occhi su ognuno di noi e ci fulmina con il suo sguardo. Menomale che non si può uccidere con lo sguardo.
C’è un silenzio da far venire i brividi mia madre guarda mio padre e gli fa un cenno con la testa per cominciare.
«Ragazzi ora basta, da oggi in poi le cose cambiano» dice mio padre
«Vi rendete conto di quello che fate? Voi siete persone pubbliche e le vostre grissino finisco sui giornali» cavo ha detto grissino lui non dice mai parolacce, la vedo brutta.
Apre un cassetto ed esce tanti fogli che sembravano delle multe e un sacco di riviste.
«Ragazzi mi sono stufato di pagare centinai di vostre multe» ci lancia una marea di multe. Ahi! È ancora peggio di quello che credevo.
Mio padre si alza e ci porge delle riviste «Di queste cose dite»
grissino c’è un servizio su di me:
Io con una ragazza con la testa in mezzo alle mie gambe; io che vado verso il fotografo con EJ di fuori menomale che l’hanno censurato;io con EJ censurato che tiro un pugno penso sicuramente al fotografo.
Prendo un’altra rivista:
Alice e Rosalie che fanno il bagno nude in una fontana; Jasper ed Emmett arrestati in una retata per gioco di carte clandestina;
Alice che fa sesso in macchina con Jasper;
Rose che scende dall’auto mostrando tutto quello che aveva sotto la gonna senza le mutandine;
Emmett senza casco che cammina su una ruota su un’antica scalinata;
Io che m’intrattengo con varie ragazze, io che prendo a mazzate un’auto di un paparazzo;
Io che corro in auto con il deretano di Emmett in bella mostra e centinai di altre riviste con noi protagonisti.
Cavolo siamo morti.
Ritorna alla sua scrivania apre un altro cassetto e prende una miriade di fogli e me li porge, mi avvicino e inizio a leggere, sono centinaia di denuncie per percosse fatte a vari tizzi.
«Quello che mi delude di più sei tu Edward, tu sei il prossimo Re, non ti puoi comportare così» sono morto, non l‘ho mai visto così in collera.
«Abbiamo preso una decisione» dice mio padre guardando negli occhi mia madre.
«Vi manderemo in America in un luogo sperduto, dove dovrete studiare e lavorare» Cosa lavorare ioooooooooo, ma scherzaaaaaaaa
«Non tornerete a casa fine al vostro diploma e andrete in una scuola pubblica come tutti gli altri ragazzi» cosaaaaaaaaaaaaaaa.
«Da oggi in poi sarete ragazzi normali, i vostri conti saranno bloccati, vi sarà data una paga settimanale, forse un po’ più alta dei vostri coetanei, se vi comporterete bene nel primo mese, vi sarà aumenta e così anche al secondo mese, passati cinque mesi i vostri conti saranno liberi, per questo dovete ringraziare vostra madre, io volevo darvi una paghetta normale e basta» la mia vita è finita, meno male che a scuola ci sono le ragazze almeno mi posso divertire.
«Edward guai a te se in questo periodo uscirà un solo articolo con te che ti intrattenerti con qualche ragazza, sarà la tua fine» dice mia madre muovendo il dito davanti alla mia faccia,cavolo ma mi legge nel pensiero, pure questo mi vuole levare, ma starò attento, levatemi tutto ma a questo non posso rinunciare.
«Perciò ragazzi preparate le vostre cose fra tre ore avrete l’aereo, naturalmente in classe turistica» dice mio padre.
«Rosalie, Jasper, questo vale pure per voi, anche voi andrete in America a lavorare e a studiare, dato che come Emmett andate già all’ultimo anno avrete due scelte, ottenuto il diploma rimanere lì e iscrivervi in un’università del posto o andare via e iscrivervi dove volete, ma dovrete trovarvi un lavoro» almeno siamo tutti sulla stessa barca.
«Ora andate a preparare i vostri bagagli, CAPITO!! Intendo voi da soli, dovete fare i bagagli senza l’aiuto di nessuno al massimo tra di voi vi potete aiutare».
«Dimenticavo sarà ancora buono con voi, all’aeroporto troverete delle auto per il vostro soggiorno in America» chi sa che cessi «Ora potete andare».
Usciamo tutti in silenzio nessuno ha il coraggio dire una sola parola, insieme entrammo della stanza di Emmett muti come pesci con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
Dopo poco Emmett interrompe quell’assurdo silenzio «Siamo fritti».
«Dai ragazzi ci poteva capitare di peggio» dice Alice abbracciando il suo tesorino, io faccio una smorfia di disappunto.
«Di peggio?! Cosa c’è di peggio. IO dovrò lavorare!!! Chi sa che lavoro mi ha trovato tuo padre. Sicuramente dovrò fare la cameriera in qualche squallido posto, dove i clienti mi metteranno le loro luride mani addosso» dice Rose camminando avanti e indietro per la stanza muovendo le braccia.
«Ci devono solo provare» dice l’orso alzandosi e abbracciando la sua Rose.
«Basta, basta ragazzi, non sarà difficile, basta comportarci bene, sono sicuro che ci dimezzeranno la pena se facciamo i bravi» dice Jasper serio come al suo solito, ma che sangue freddo che ha.
«Dai prendiamola come una vacanza» dice Alice «potremmo conoscere nuovi posti, nuove persone e chi sa, farci pure dei nuovi amici» Lei è sempre positiva, gli piace fare sempre nuove amicizie.
«Chi sa dove saremo sbattuti» dice Rosalie.
«Dai ragazzi la cosa importante è stare tutti insieme, troveremo pure lì il modo di divertirci. Mica ci stanno mettendo in galera, saremo liberi la sera di fare quello che vogliamo, abbiamo pure le macchine cosa vogliamo di più».
Tutti guardiammo Emmett ed io dico «Ma sei fuori, io voglio la mia libertà»
«Ok ragazzi ora è tardi andiamo a preparare le valige tra un po’ si parte»dice Jazz tranquillo.
«Si, per l’inferno» dico io uscendo dalla stanza.




Capitolo  3









  Finalmente atterrammo all’aeroporto di Seattle un viaggio terribile: bambini che piangevano, persone che chiacchieravano ad alta voce, posti troppo stretti. ‘La turistica è un vero inferno’.
Aspettammo tutti i nostri bagagli , le persone ci guardavano a bocca aperta mentre sistemavamo le valigie sui carrelli.
Eravamo in cinque con sei carrelli pieni pieni di valigie, erano messi a montagna, carichi come muletti.
Come al suo solito Alice aveva esagerato, non so  quante valigie aveva portato con se, voleva essere previdente dato che per i primi mesi non poteva fare il suo sport preferito “lo shopping estremo” anche Rosalie non scherzava tra lei e Alice avevano più bagagli di noi tre messi insieme.
«Per fortuna che esisto i carrelli, volevo vedere come portavamo tutte queste valigie» dissi sbuffando.
All’uscita trovammo un uomo con un cartello scritto ‘Cullen’.
Mi avvicinai «Salve sono Edward Anthony Cullen» e gli porsi la mano che lui prese e strinse «Piacere io sono Charlie Swan, lui e Jacob Black» indicò un ragazzo alle sue spalle che parlava al telefono, interrupe subito la telefonata e si presentò «Piacere Jacob Black»
Erano due tipi molto particolari soprattutto il ragazzo aveva lunghi capelli neri molto lucidi legati con un elastico basso, una carnagione color ruggine con degli zigomi sporgenti con il mento un po’ arrotondato, era molto alto  sembra un indiano d’America,indossava dei jeans e  una maglietta che metteva in evidenza i suoi muscoli e quelle due degenerate di Rosalie e Alice, non smettevano di guardarlo facendogli sorrisini.
Il più anziano aveva una statura normale, robusto, con capelli castani e occhi scuri e portava dei baffi. Anche lui in jeans con un camicia a quadri con grande capello in testa. Che strano abbigliamento.
«Vi presento mia sorella Mary Alice Cullen, mio fratello Emmett Mc Carty Cullen, Rosalie Lillian Hale e Jasper Whitlock Hale.»
«Piacere Charlie Swan» «Piacere Jacob Black»
Finite tutte le presentazioni Charlie Swan disse «Ragazzi avete preso i vostri bagagli?»
Mi girai e indicai i carrelli stracolmi di valigie.
Vidi  Jacob aprire e chiudere più volte gli occhi «Ma..ma.. sono tutte VOSTRE!?» domandò.
Mi girai e vidi Charlie sgranare gli occhi   e aveva una muta ‘a’ disegnata sulle labbra«Si sono tutte le nostre» rispondi con un sorrisino.
«La maggior parte sono di quel mostriciattolo» disse  Emmett indicando Alice.
«Anche della tua Rosalie» rispose Alice stizzita facendogli la linguaccia. Tutti scoppiammo a ridere.
«Ok ragazzi andiamo?»
« Si, Signor Swan, siamo pronti» risposi.
«No, No, ragazzi chiamatemi solo Charlie»
Uscimmo dall’aeroporto spingendo i carrelli con l’aiuto di Charlie e Jacob.
Ci dirigemmo al parcheggio.
«Allora ragazzi, il Signor Cullen, mi ha  dato disposizione di prendervi tre macchine sono  parcheggiate  qui» indicò le macchine che erano:una Volvo S60 argento, una Jeep Wrangler rossa e una  BMV M3 decapottabile rossa «non  so se sono di  vostro gradimento, ho solo eseguito le sue disposizioni»
«Per me sono fantastiche» asserì Jacob passandosi le mani tra  i capelli.
Sentii Alice  e Rosalie dirsi qualcosa e ridacchiare, ma cosa avevano quelle due.Era da quando aveva visto Jacob che confabulavano tra di loro dandosi piccole gomitate.
«Io prendo la Volvo» dissi.
 Ero abituato a ben altro. A casa avevo una bella Aston Martin V12 Vanquish nera, ma potevo accontentarmi, sempre meglio di niente  era
«Io la Jeep» «Io prendo la BMV» dissero insieme Emmett  e Rosalie.
Charlie ci porse le chiavi e sistemammo tutte le valigie sulle macchie alcune pure sulla loro auto.
«Ragazzi andiamo, c’è molto strada da fare, seguitemi e non perdetemi di vista»
«Pronti» rispondemmo in coro salendo sulle nostre macchine, io ero da solo sulla Volvo le due ragazze sulla BMV e ragazzi sulla Jeep, mentre Charlie  e Jacob salirono su un  Chevrolet 4X4 Pick-Up nero, cosi ci incamminammo verso la nostra tortura.
Erano già trascorse quasi  due ore da quando avevamo lasciato il parcheggio dell’aeroporto, quando il mio cellulare squillò.
“Eddyno!” era mio fratello Emmett “secondo te arriveremo mai a destinazione con quello che cammina come una lumaca?! effettivamente non aveva tutti torti camminavamo a 60 «Che ne so io,  sono già stufo di questo posto fino ad ora ho visto campagne, boschi  e fattorie»
“Già già,chissà dove ci ha spedito nostro padre”
“Eddyno! Delle case!!Forse siamo arrivati”
«Devo dire che c’è molto movimento in questo posto, hai visto il cartello di Benvenuto??».
“No, dov’era, non ho visto niente”
«Era precedente alle prime case, a cosa pensi  quando guidi?!»
“Sesso solo sesso sfrenato con Rosalie”
“ Emmett, la finisci di parlare così di mia sorella”
«Jasper  tu hai visto il cartello?»
“Sì, siamo a Forks con 3120 abitanti”
«Cosa ne pensi di questo posto?»
“ E’ uno schifo”
“Quale schifo, è una merda di posto” dichiarò Emmett.
“ Ci sentiamo dopo, chiamo le ragazze”
«Ok Em  a dopo»
Dopo poco il paese finì e ricominciarono le grandi distese. Erano passati già 20 minuti quando risquillò il cellulare. Risposi mettendo di nuovo in viva voce.
“Ed ma dove ci stanno portando?” Era Alice.
«All’inferno, ecco dove ci ha spedito nostro padre».
“Ed non essere pessimista vedrai che andrà tutto bene”
«Si Alice sogna!»
Vidi mettere la freccia, mi girai e un enorme cancello automatico davanti a miei occhi  cominciò ad aprirsi.
Guardai in lontananza oltre il cancello e alla fine di una lunga strada c’era un enorme casa bianca a due piani, con le colone, un grande portico e il tetto a spiovente,  sembrava “la Casa Bianca” . Dietro la casa si intravedevano vari fabbricati, guardai a destra e sinistra della stradina e vidi immense distese di praterie e tanti recinti pieni di cavalli. Guardai di nuovo il cancello dove c’era un cartello con la scritta ‘SWAN’ e dissi:
«Per me si va nella città dolente, per me si va nell'eterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore... fecemi la divina potestate la somma sapienza e il primo amore... dinanzi a me non fuor cose create se non eterne... e io eterno duro... lasciate ogni speranza voi che entrate»(Dante divina commedia) sentii ridere Rosalie e Alice.
“Ed se proprio un pessimista vedrai ci divertiremo conosceremo nuova gente, credimi sarà bello”.
Chiusi la comunicazione ed entrai seguendo la carovana dirigendomi verso la casa.
Guidavo a bocca aperta, guardando a destra e  a sinistra della strada circondata da recinti pieni di cavalli.
Arrivati nei pressi della casa, Jacob scese al volo dall’auto facendoci segno di dove parcheggiare.
Scesi dall’auto e mi guardai attorno. Mi sentivo piccolo piccolo in mezzo tutto ciò che mi circonda.
«Benvenuti al RANCH SWAN» disse Charlie.
Noi ci guardammo a bocca aperta, nessuno riusciva a dire una parola, poi guardai Alice e gli dissi «Sei ancora convinta?!» le mi guardò a bocca aperta e annuì.
«Forza ragazzi scendete i bagagli, vi mostro le vostre stanze»
Con il loro aiuto scendemmo le valigie, le poggiammo tutte sotto il portico, riempiendolo tutto, sebbene fosse molto grande.
Charlie aprì la porta di casa e ci fece accomodare.
 La prima cosa che notai nel grande salone ben arredato che faceva anche d’entrata fu un bel pianoforte a muro. Bene almeno mi potrò svagare suonandolo.
 «Le vostre stanze sono al piano di sopra, da qui in poi mi dispiace non posso aiutarvi il Signor Cullen mi ha detto che dovete portare voi le vostre valigie. Già vi ho aiutato abbastanza, andando contro i sui ordini».
«Vi mostro le vostre stanze, prego»disse  facendoci segno si salire.
«Questa è la tua ragazzo» mi disse indicandomi la prima porta a sinistra delle scale. Aprì la porta ed entrai rimanendo sulla soglia «Spero sia di tuo gradimento»
«Queste sono le vostre» disse agli altri indicando due porte in mezzo al corridoio «Decidete voi come dividervi.  Il Signor Cullen non mi ha dato disposizioni  su questo» disse schiacciando un occhio.
«Ora sono le 17:00, alle 20:00 si cena, sistematevi nelle vostre stanza e riposatevi un po’. A dopo ragazzi» e scese le scale. Alice dividerà la stanza con Jazz e Rosalie con l’orso di mio fratello.
«Forza facchini mettiamoci all’opera» disse Emmett alzandosi le maniche della sua felpa e scendendo le scale accompagnato da Jazz.  Dopo un grosso respiro scesi dietro di loro seguito da Rose e dal folletto malefico che saltellava euforica, ma dove la trovava tutta questa allegria.
Cominciamo a salire le valigie, naturalmente le due scansa fatiche portarono solo quelle più leggere, mentre a noi toccarono le più pesanti, che naturalmente erano la maggior parte. Rompendoci il culo le portammo tutte su. Persi il conto dei viaggi, avevo le braccia doloranti non avevo mai faticato così tanto in vita mia.
Finalmente entrai nella mia stanza e mi buttai sul letto stremato.
Missi le braccia sotto la testa e mi guardai intorno per osservare meglio la mia stanza. Non era molto grande.
 Al centro della stanza c’era un enorme letto matrimoniale a baldacchino, sulla destra un grande armadio e accanto una porta, credo sia quella del bagno. Sulla sinistra una scrivania con un computer e degli scaffali vuoti.
Mi alzai  per andare nel bagno per farmi una bella doccia rilassante.
Aprii la porta, è devo dire che mia grande sorpresa, che il bagno era molto grande e bello. Era fornito di doccia e di una bella vasca idromassaggio per due persone, per la testa mi passarono delle immagini eccitanti, ma poi ritornai in me, ma con chi avrei mai potuto  fare quelle cose qui eravamo tra gli zulù.
Guardai ancora in giro e vidi varie creme, trucchi e oggetti femminili, ma non mi soffermi, mi spogliai ed entrai nella doccia.
«Finalmente» dissi a me stesso sotto il getto dell’acqua calda, sentivo che la tensione stava cominciando a sciogliersi.
Dopo oltre mezza ora decisi che potevo uscire dalla doccia mi asciugai e ritornai nella stanza.
Presi un jeans e una camicia nera  dalle valigie lasciandole a terra aperte e mi vestii.
Mi misi seduto sul letto e guardai le valigie tutte disordinate, forse era meglio sistemare i vestiti nell’armadio, non ci sarà nessuno che lo farà al posto mio, così inizia con molta cattiva voglia a disfarle.
 Finito tutto mi buttai sul letto e dopo poco caddi tra le braccia di Morfeo.
Sentii un rumore come quando si apre una serratura, mi sveglia e mi guardai  intorno,  speravo che fosse tutto un sogno, invece ero ancora lì.
Dopo qualche minuto mi alzai e mi avvicinai alla finestra, notai un bel tramonto aprii la finestra e un dolce odore di natura mi entrò nelle narici.
«Va bene papà» Sentii una voce venire dal basso.
Guardai  giù e vidi Jacob appoggiato su una macchina vecchissima, si tirata a lucido, ma sempre una vecchia Golf Rabbit Volkswagen rossa.
«Ciao Papà io vado a domani» e sentii chiudere la porta di casa.
«Jake sono pronta possiamo andare» Che bellissima voce, pensai.
«Sai sei stupenda con quel vestito»
«Grazie, ma non mi guardare come se fossi un alieno»
«Scusa scusa, ma sai non è da tutti giorni vederti vestita così»
«Adulatore. Dai forza che già è tardi»
Cercai di guardare fuori dalla finestra per dare un volto a quella bella voce melodiosa, ma non riuscii a vedere niente una parte della macchina proprio la parte del passeggero era coperta dal tetto a spiovente del portico.
Jacob salì in macchina e mise in moto e parti.
Vidi le loro sagome muoversi dentro l’abitacolo lei si avvicinò a lui e gli diede un bacio e si allontanarono lungo la strada che porta al cancello principale «Almeno c’è chi si diverte in questo posto» dissi a me se stesso sospirando.
Toc toc
«Ed»
«Entra Alice» aprì la porta ed entrò «Sono le 20:00 noi scendiamo che fai scendi con noi?»
«Si certo» le dissi con pochissimo entusiasmo, Alice mi presse a braccetto ed uscimmo dalla stanza dove c’erano gli altri sulla scala ad aspettarci.
«Forza Eddyno...» non la feci finire «Basta Alice con questo entusiasmo oggi non va. Ti prego lasciami stare»
«Ok, ok» disse sbuffando.
Una volta sotto ci dirigemmo in cucina.
Wow un grande tavolo con un sacco di cose da mangiare, al meno questo c’era.
«Ciao ragazzi sedetevi pure è tutto pronto» ci accomodammo e incominciammo a mangiare.
Assaggiai tutte le pietanze, facendo il bis di tutto, pure gli altri mangiarono  con gusto senza parlare di Emmett che si riempì il piatto, se lo vedesse mia madre direbbe che ‘è cresciuto in mezzo ai lupi.
«Charlie è tutto buonissimo complimenti sei ottimo cuoco» disse mia sorella Alice
«Veramente non sono il cuoco» disse passandosi la mano tra i capelli imbarazzato.
«Chi ha cucinato queste cose buonissime?» chiese Rosalie
«Mia figlia Bella. A proposito si scusa con voi per non essere presente ma doveva andare alla festa di compleanno della sua amica» rispose con un sorriso.
«Bello, bello» disse Alice saltellando «almeno ci sono le feste»
Charlie scoppiò a ridere alzandosi da tavola cominciò a sparecchiare.
«Ragazzi capisco che siete un po’ turbati da questa situazione, ma vedrete non è male stare qui, prima di voi ci sono stati altri ragazzi e quando  è arrivato il momento di tornare a casa non volevano più andare via»
«Ma che posto è questo?» chiese Emmett.
«Come  ti ho detto al tuo arrivo è un ranch. Qui ci occupiamo in particolare di cavalli, ma nelle prateria più a valle c’è una grossa mandria di bovini, abbiamo pure un piccolo gregge ed anche alcuni animali da fattoria come galline, maiali, oche» Guardò fuori da finestra e si irrigidì.
«Prima che mia moglie morisse avevamo deciso di ospitare ragazzi  con vari problemi,come alcolismo, droga e altro. In particolare ci mandano ragazzi che devono fare del servizio civile invece di farsi il carcere. Dopo la morte  di Renèe non volevo più continuare,  ma poi parlando con figlia abbiamo deciso che dovevamo farlo per  Renèe»
Alice si alzò e cominciò a sparecchiare. ‘Mia sorella che sparecchia!! Assurdo!!’
«No,no, ferma per oggi non dovete fare niente, da domani mi dispiace ma avrete dei compiti, lo so  all’inizio sarà dura , poi vi abituerete, ora andate a letto domani la sveglia sarà alla 5:30, farete colazione e poi vi spiegherò cosa fare».
Mentre mi stavo alzando Charlie mi disse:
«Ah! Edward mi sono dimenticato di dirti che dividi il bagno con mia figlia, perciò quando entri chiudi la porta di comunicazione e ricorda di aprirla quando esci. Ti  do pure un consiglio da amico: abbassa la tavoloccia del wc, mia figlia  ne fa una questione di stato» sbuffai mi toccava pure dividere il bagno ‘che pizza’ e dovevo pure stare attento a quella maledetta tavoloccia  ‘superpizza’.
Dopo la buonanotte  a Charlie,ci  incamminammo  perle nostre stanze, salutai tutti e andai  a dormire.



Capitolo  4




Ciao a tutti mi chiamo Isabella Swan per gli amici Bella. Ho diciassette anni compiuti da poco.
Vivo a Forks da quando sono nata, in un grande ranch fuori città con il mio papà Charlie a cui voglio un mondo di bene. La mamma non ce l’ho più, è morta qualche anno fa, lasciandomi un vuoto immenso.
Volete sapere qualcos’altro sul  mio conto?
Non c’è molto da aggiungere vi posso solo dire che  sono una ragazza molto timida, ma faccio facilmente amicizia, sono molto semplice e romantica , credo nell’amore, quello che ti fa girare la testa, quello vero, quello eterno. I miei autori preferiti sono: Jane Austen,William Shakespeare e Emily Brontë.
 E ho un grande sogno nel cassetto, chiuso nel mio cuore che spero si realizzi.


Mi alzai presto quella mattina, prima del solito, dovevo fare un sacco di cose, oggi arriveranno i nuovi ragazzi.
Mio padre non mi aveva detto granché sul loro conto, solo che erano in cinque, due ragazze e tre ragazzi, che erano molto irrequieti, con vari problemi comportamentali e che erano molto ricchi, non aveva aggiunto altro. Strano sentivo che mi stava nascondendo qualcosa, ma forse ero io che mi facevo le seghe mentali.
Il padre ci aveva contattato solo ieri e stavamo preparando tutto di corsa.
Dovevo sbrigarmi,  dovevo pulire le loro stanze cambiare le lenzuola dei letti, mettere le asciugamani pulite e sistemare tutto prima del loro arrivo.
Dovevo anche fare i miei lavoretti nelle stalle, organizzare la cena  e  prepararmi per  uscire.
Peccato, stasera sicuramente non li potrò conosce, dovrò saltare la cena con loro, ero proprio una cattiva padrona di casa, ma dovevo andare al compleanno di  Leah, Leah Clearwater e non potevo proprio mancare.
Alle 20:00 verrà a prendermi Jake,   andremo a casa sua  dove si cambierà per poi andare alla festa.
Entrai in cucina dove c’era già mio padre che sorseggiava il suo caffè.
«Buongiorno papy» mi avvicinai a lui e schioccandogli un grosso bacione sulla guancia.
«Buongiorno Bells. Già in piedi?» Annuii.
«Oggi ho un sacco di cose da fare» risposi.
«Scusa Bella se ti sto dando tanto lavoro  all’ultimo momento. So che oggi è sabato e potevi dormire un po’ di più »disse dispiaciuto.
«Tranquillo, lo sai sono abituata non è la prima volta  che arriva qualcuno all’ultimo momento»
«Si hai ragione, ma mai cinque in una volta»
«Che ci puoi fare» dissi facendo spallucce.
«Sono un negriero vero?»disse serio in volto.
«Ma che dici papy» dissi ridendo.
«Bells sai che ti voglio tanto bene» disse allargando le braccia e stringendomi a sè.
«Anch’io te ne voglio»dissi  rispondendo al suo abbraccio.
 «A che ora arrivano??» domandai.
«Verso le 17:00 saremo qui»
«Ah papà ti ricordi che stasera non ci sarò, vero?!»
«L’avevo dimenticato »disse dandosi un piccolo colpetto in testa « ma vai tranquilla stasera ci penso io» gli sorrisi scettica.
«Devi solo lavare i piatti prima d’andare a letto. Ti preparo la cena e  apparecchio la tavola »lui annuì e disse «Come farei senza di te»
« Ah, Charlie! TU si gentile. Capitooo!» dissi con voce ferma. Lo conoscevo bene il dolce, pazzerello papà a cui volevo un mondo di bene.
«Va bene, va bene, mica li mangio» disse sghignazzando uscendo.
Mi riempi una bella tazza di caffè caldo e andai a sedermi sul dondolo nel portico e mentalmente mi organizzai la giornata.
«Buongiorno Bells» una voce squillante mi ridestò dai miei pensieri.
«Ciao Jake» risposi sorridendo a 32 denti.
Mi porse un sacchetto  e disse «Sorpresa!»  l’aprii, dentro cerano dei cornetti al cioccolato caldi, caldi. La mia passione e lui sapeva sempre cosa mi piaceva.
«Buoniiiiiiiii, grazie Jake se sempre unico» gli saltai al collo e gli diedi un grosso bacio sulla guancia.
Jake è il mio migliore amico ci conosciamo da quando eravamo bambini lavora qui al ranch come suo padre  e anche come suo nonno lavorava per mio nonno. Gli voglio un sacco  di bene, spesso dormiamo insieme  e mi sta sempre vicino. Senza di lui non ce l’avrei mai fatta dopo la morte di mia madre, mi è stato sempre accanto consolandomi e dandomi la forza d’andare avanti. Lui per me non prova solo amicizia, lo so, l’ho capito non mi ha mai detto qualcosa, ma  non ci posso fare niente  per me è come un fratello.
«Io vado ciao a stasera»
«Ciao Jake, a  dopo»
«Forza Bella mettiti in moto »dissi a me stessa dovevo darmi una mossa e cominciare.
Andai nelle stanze aprii tutte le finestre  e cominciai tutte le faccende.
Il tempo di riordinare tutte le  tre stanze degli ospiti, più la mia  e quella di mio padre più i rispettivi bagni che si fecero le 14:00. Per fortuna mio padre non tornerà per il pranzo doveva sbrigare alcune cose in città.  Con lui c’era anche Jake ad aiutarlo, dovevano anche comprare delle macchine nuove sotto richiesta del padre dei nuovi ragazzi. Infine dovevano prenderli all’aeroporto.
Dovevano essere proprio benestanti se il padre gli comprava delle macchine nuove. Avevo letto i nomi delle auto,  ma  sinceramente non le conoscevo, non me ne intendevo molto di macchine io  avevo il  Pick-up Chevy del 1953 rosso, ero molto affezionata al  mio ‘pensionato’.
Mangiai un panino di corsa e andai nelle stalle, ero in forte ritardo di solito le facevo per prime, ma oggi avevo preferito riordinare prima la casa, in modo che al loro arrivo era tutto pulito.
Una dolce melodia ‘Claire de lune di Debussy’ uscii dalle tasche del mio jeans, era il mio cellulare che suonava, lo presi e risposi.
«Pronto»
“Bells”
«Ciao Jake »
 “Sono arrivati. Li devi vedere sono tutti spille e collana ora ti devo salutare ciao”
«Ciao » continuai il mio lavoro.
Quando finii  il tutto, si erano fatte già le 18:00, così corsi a preparare la cena.
Arrivai davanti casa  e vidi  le tre macchine nuove posteggiate ‘wow’ erano molto belle in particolare mi piaceva la Volvo, le guardai un po’ e scappai  nella mia stanza  a darmi una lavata veloce.
Entrai in bagno e sentii dei rumori provenienti dalla stanza accanto. Per mia sfortuna avrei dovuto dividere il bagno con uno di loro, sperai che fosse almeno una delle ragazza. Mi lavai velocemente, ripulii tutto e scappai  in cucina.
« Bella vuoi una mano?» mi chiese mio adorato papà entrando.
«Se mi aiuta ad apparecchiare mi fai un grosso favore è già tardissimo»risposi tutta agitata guardando l’orologio.
«Papy come sono i nuovi ragazzi?» gli domanda curiosa.
« Sembrano molto simpatici, c’è uno che sembra un Grizzly»disse ridendo.
« Dici sul serio?!» domandai sorpresa.
«Poi c’è una piccoletta molto carina sembra un folletto, non sta mai ferma e parla sempre» stavo morendo dalla curiosa di conoscerli.
«C’è pure una bellona,  ho molto paura che ci saranno dei problemi»
«In che senso papà» gli domandai confusa.
«Sembra un tipo di quelle che non vogliono toccare niente perche si schifano di tutto,  sai qui dovranno anche pulire le stalle»
«Ci sarà da ridere» dissi e continuai« Gli altri  come sono?»
«Il silenzioso che è il gemello della bellona sembra un tipo molto riflessivo osserva tutto in silenzio, mentre il rosso»
 «C’è un rosso?» chiesi molto incuriosita.
«Non è proprio rosso lo chiamo il ‘il rosso’  si chiama Edward. E’ un tipo strano, il padre mi ha detto che il più discolo ed quello che dobbiamo raddrizzare in particolare» mi disse toccando i baffi.
 «Come mai in particolare lui?» dopo un attimo di silenzio «Perché  è quello che ha più bisogno. Ti raccomando Bella stai attenta è un gran play boy»
«Papà, ma sei matto, sai che non penso mai a quelle cose»
 «Comunque stai attenta, stagli alla larga, nel suo paese ha una brutta nomina, è uno da una botta e via»
«Uffa, ma ti sembro una che ci casca?!» sbuffai
Continuai con le mie domande «Da dove vengono?»
«Dall’Italia.Sai parlano benissimo la nostra lingua»
«Meno male io conosco solo poche parole in italiano» feci un sospiro «l’Italia deve essere bellissima, un giorno ci vorrei andare, so che un sogno ma vorrei tanto partecipare  alla Grande corsa di Volterra, la più importante e famosa corsa del mondo»
«Bells, piccola mia, vieni qua» mi avvicina mi abbracciò forte forte.
«Era anche il sogno di tua madre» disse nostalgico.
«Lo sai papy, mi manca molto»
«Manca anche a me, piccola mia, vedrai che un giorno potrai realizzerai il tuo sogno, se solo quel maledetto…»
«Papà finiscila, sai che ha sofferto anche lui tanto e sono sicura che un giorno gli passerà tutto»
«Se ci credi tu» disse scettico
Continuai a cucinare mentre mio padre apparecchiò la tavola
«Bella ho finito, cosa devo mettere oltre»
«Mmmh. Comincia mettere quei piatti già pronti»
«Buoni! Che acquolina! Bells, ma quante cose hai preparato»
«Devo farmi perdonare, per la mia assenza. A proposito scusami con loro»
«Tranquilla Bella capiranno e poi con tutto questo ben di Dio ti perdoneranno» disse ridacchiando.
«Vado a guardare un po’ di TV se ha bisogno chiamami»annuii.
Continuai a preparare, misi una teglia di lasagne nel forno e lavai le stoviglie sporche che avevo utilizzato per cucinare.
Controllai se tutto era in ordine e  uscii dalla cucina.
Entrai in salone dove c’era mio padre spaparanzato sul divano e dissi:
«Io  ho finito, vado in camera mia a farmi una bella doccia e prepararmi. Tra poco passa Jake e sono in forte  ritardo»
«Ok bella» mi rispose senza distogliere gli occhi dalla TV
«Papy fra trenta minuti chiudi il forno»
«Va bene» rispose.
Verificai se il salone era in ordine e salii le scale per andare in camera mia.
L'angelo e il Demone







Capitolo  5

Entrai in camera, origlia alla porta del bagno, per sentire se c’era qualcuno, sembrava che non ci fosse nessuno, ma  bussai lo stesso non si mai, non avendo risposta entrai.
Chiusi a chiave la porta che portava nell’altra stanza e  guardai in giro, ma che disordine che c’era. Una asciugamano per terra, una sul lavandino, acqua ovunque,- cominciamo bene- mi girai  verso il wc e vidi la tavoloccia alzata “noooooooooooo, odio la tavoloccia alzata”, dovrò sicuramente condividere il bagno con uno dei ragazzi ‘che pizza’, era veramente un disordinato, ma credeva di essere in Hotel, qui o cambia o non avrà vita facile con me.
Sistemai tutto e mi fiondai sotto la doccia. Guardai l’ora ed uscii  quasi subito, tra pochi minuti Jake sarebbe arrivato. Mi asciugai i capelli molto velocemente lasciandoli sciolti, mi truccai un po’ e scappai a vestirmi.
Decisi di  mettermi un vestitino blu con delle ballerine dello stesso colore.


     Mi guardai un’ultima allo specchio girandomi più volte per esaminare meglio, appurato che stavo bene e riaprii la porta del bagno e ritornai in camera presi la borsa e il regalo per Leah  e scesi di corsa giù, stando attenta a non cadere dalle scale come al solito mio.
«Papà sono pronta» dissi alla fine delle scale guardando verso il divano, dove ere seduto Charlie intento a guardare la tv.
«Fatti vedere fischhh fischhh – fischiò- Come siamo eleganti»
«Papà!» dissi arrossendo.
«Io vado, dimenticavo, per caso nella stanza accanto alla mia c’è uno dei ragazzi?»
«Si c’è Edward, gli altri sono in coppia»
«Non potevi mettere le ragazze!»sbuffai.
«Bella sono due coppie, capisci quello che dico» face un segno di inciucio con le labbra.
Lo guardai con un grosso punto interrogativo sulla testa.
«Bella, come fai a essere così tonta, i due ragazzi stanno con le due ragazze, penso che non ti piacerebbe sentire strani rumori durante la notte…»non lo feci finire «Capito, capito basta con le spiegazioni, si, si hai fatto proprio bene, solo il pensiero mi vengono i brividi, mi ricordo gli ultimi occupanti di quella stanza non mi facevano mai dormire»esclami disgustata.
Cominciai a dirigermi verso la porta  «Deve essere un tipo molto viziato  e disordinato ha lasciato un macello in bagno» affermai stizzita.
«Scommetto che ha lasciato la tavoloccia alzata» chiese ironico.
«Si papà, sai come sono, è una cosa che odio, domani gli parlerò» mormorai.
«Non fare tardi»
Aprii la porta «Va bene» uscii«Ciao papà io vado a domani»  e chiusi la porta.
 «Jake sono pronta possiamo andare» dissi dirigendomi verso la macchina.
«Sai sei stupenda con quel vestito» 
«Grazie, ma non mi guardare come se fossi un alieno» arrossii.
«Scusa, scusa, ma sai non è da tutti giorni vederti vestita così».
«Adulatore,  forza che  già è tardi».
Aprii la portiera della macchina e mi accomodai, anche Jake  salii e mise in moto.
«Non mi saluti?!» disse, mi avvicinai e gli schioccai un bacino sulla guancia.
«Mmmh che buon profumo che fai Bella» mormorò con voce roca.
«Jake senti »mi avvicinai« MA LA VUOI FINIRE?!» gli gridai.
«Scusa, scusa Bella, sa che mi piace  farti arrabbiare»disse ridendo.      
«Senti Jake mi parli dei nuovi» gli chiesi molto interessata.
«Tuo padre non ti ha detto niente» rispose.
«Si mi ha detto qualcosa, c’è un orso, una bellona, un folletto, un silenzioso e un rosso» e sbuffai.
 «Tuo padre mi fa morire» disse sghignazzando.
«Dai dimmi tutto»lo pregai.
«La bellona si chiama Rosalie, è una bellissima ragazza è molto alta ha capelli biondissimi e lunghi, occhi azzurri non ho mai visto una ragazza più bella di lei, dopo di te naturalmente. Sembra molto raffinata anche gli altri lo sono, ma lei ha qualcosa in più»
«Non  mi dire che ti sei innamorato di lei?! »dissi ridendo.
«Ma cosa dici stupidina!»«Poi sta con l’orso» e rise.
«L’orso si chiama Emmett è alto quanto me molto muscoloso, di quant’è grosso, sembra un orso , così lo chiama tuo padre anzi ha detto che sembra un grizzly» scoppiamo a ridere insieme poi continuò.
«Ha i capelli ricci scuri, occhi  scuri. Poi c’è il folletto è un vero peperino saltella in continuazione e parla sempre. E’ piccoletta di statura ed è magra. Ha capelli corti e neri,  sono assurdi tutti sparati in aria, sembra che  ha messo le dita in una presa della corrente elettrica, ha  gli occhi verdi. Sembra una ragazza molto delicata ed è aggraziata nei movimenti, quando cammina pare che danzi invece di camminare. Lei sta con Jasper il gemello della bionda ha folti capelli biondi occhi azzurri. E’ alto, magro e muscoloso, molto silenzioso ma osserva tutto».
«Anche Charlie mi ha detto la stessa cosa» dissi ripensando alla descrizione di mio padre« Continua dai »lo esortai.
«L’ultimo è Edward, non mi piace proprio quel ragazzo ha un non so che, non ti so dire è una cosa a pelle. Lui ha una carnagione molto chiara come Alice è alto forse 1,87 è slanciato e muscoloso. Ha i  lineamenti  del viso dritti e regolari, i capelli sono molto particolari sono mossi tutti scompigliati, non sono né castani né rossi, sembrano color bronzo, ha gli occhi verdi.  Sembra un tipo molto attraente un tipo sciupa femmine» rimasi in silenzio ad immaginare questi ragazzi.
«Sembrano molto simpatici. Sai si sono portati un sacco di valigie, non so proprio cosa ne faranno di tutti quei vestiti qua».
«Vero !?Un sacco di valigie!?»
«Abbiamo dovuto mettere qualche valigia nel Pick-up di tuo padre, credo che la maggior parte erano delle ragazze, molte era rosa e altre lilla».
«Ma!!!» esclamai,  mi persi nei mie pensieri cercando di immaginarmeli a salire tutte quelle valigie.
Arrivati a casa di Jake scendemmo dalla macchina, mentre lui si andò a prepararsi io rimasi a parlare  con suo padre Billy.
 Anche lui un tempo lavorò per noi, era il migliore addestratore di cavalli di tutta Forks, poi un  brutto giorno durante un rodeo  cadde da cavallo e da allora è sulla sedia a rotelle. Lui è il migliore amico di mio padre e spesso vanno a pescare insieme.
«Sono pronto Bella andiamo che è tardissimo».
«Ciao Billy a presto»
«Ciao Bella salutami tuo padre»
«Ok»
Risalimmo in macchina e  ci avviamo alla festa.
«Ciao Bella» disse una voce  alla mie spalle che riconobbi subito.
«Ciao Seth» mi prese per il polso e mi trascinò da Leah.
«Guarda che ti portato sorellina» disse ridendo.
«Bellaaaaaaaaaa, come sono felice che tuo padre ti ha permesso venire».
«Tanti Auguri Leah, sai che non avrei mai perso il tuo compleanno».
«Si lo so che ci tenevi tanto, ma sapevo che oggi avevi nuovi ospiti, dai dimmi come sono».
«Ancora non li ho visti so solo le descrizioni di Jake, tieni questo è per te» e gli porsi il suo regalo  che  aprì  subito e mi saltò al collo.
«Grazie è bellissimo» era una catenina con un piccolo ciondolo a forma di luna.
«Auguri Leah» divenne tutta rossa «Grazie Jake».
«Questo è il mio regalo per te» disse passandosi una mano tra i capelli «Mi ha aiutato Bella a sceglierlo» lo scartò «Grazie è bellissimo lo metterò sempre» era un bracciale con tanti ciondoli a forma di luna coordinato la collanina.
Leah era una bellissima ragazza aveva la pelle bronzea,  un fisico snello,  occhi neri con un bellissimo taglio. Aveva i capelli neri e li portava corti a caschetto.
 Ha una bella cotta per Jake.
Qualche anno fa avevamo litigato proprio a causa di Jake, poi gli spiegai che per me era solo un fratello e che mai e poi mai potrei cambiare idea. Io cercavo in tutti i modi di spingere Jake verso Leah ma lui niente.
Iniziammo a ballare, adoravo ballare, ero una persona molto scoordinata ma quando andavo a cavallo o salivo sugli alberi o ballavo sembro un’altra persona.
Non potete immaginare quante volte ruzzolo a terra, inciampo pure su una superficie piane, non parliamo di quando sono in palestra cado sempre, non prendo mai una palla e se la prendo la lancio sempre su qualcuno, in palestra mi chiamano ‘il pericolo pubblico’.
Mi stavo divertendo tantissimo e non mi accorsi dello scorrere del tempo, solo quando vidi la pista  svuotarsi guardai l’ora. Cavolo  erano le 4:30 del mattino. Era tardissimo.
«Jake ha visto l’ora?»domandai irrequieta.
«No Bella che ora è?» rispose vago.
«Sono le 4:30 devo torna subito a casa alle 5:30 mio padre li sveglia e devo fargli trovare la colazione pronta»
«Salutiamo tutti e andiamo, tuo padre mi ucciderà» disse spingendomi per i fianchi per andare a salutare Leah e tornare a casa.
«Ciao Leah ancora tantissimi auguri» le dissi salutandola con un bacio.
«Grazie mille» mi rispose abbracciandomi e continuò«Senti  Bella, sabato prossimo andiamo tutti quanti nel nuovo locale che hanno aperto a Port Angeles. Fai venire anche i nuovi, così ce li fai conoscere»disse tutta elettrizzata.
«Si va bene per sabato, non ti so dire se i nuovi ragazzi vogliano venire, non so nemmeno se possono uscire dal ranch devo ancora parlare con mio padre, sai alcuni hanno i domiciliari al ranch, ancora non so cosa hanno fatto questi, ti faccio sapere ti telefono».
«Ok ciao»
«Presto Jake mio padre ci uccide»uscimmo dal locali  quasi correndo.
«Sai cosa pensavo, passiamo a comprare cornetti e bomboloni caldi così quando arrivi devi solo fare il caffè e scaldare il latte» disse una volta in macchina.
«Ottima idea Jake dammi il cinque» e facciamo scontrare le nostre mani.
Finalmente a casa.
Apparecchiai per la colazione, mesi il caffè sopra e andai di corsa a cambiarmi.
Ero in bagno quando sentii qualcuno provare ad aprire la porta .
«Scusa ho quasi finito» dissi al ragazzo dietro la porta.
«Fai con comodo» mi risponde  - wow che voce- sospirai e mi sbrigai velocemente per lasciargli il bagno il prima possibile.
Girai la chiave e dissi «Ho finito, il bagno è tutto tuo» ed uscii  di corsa per scendere giù avevo il pensiero del caffè sul fuoco.







 


 




Sentii dei rumori provenire dal bagno guardai l’ora. Erano 5:15 cominciai a stiracchiarmi, anche se ancora mancavano quindici minuti alla sveglia.
Per fortuna che ieri ero andato a letto presto, se no con il cavolo oggi mi sarei alzato. Mi misi seduto sul letto e pensai che quella era l’ora in cui tornavo a case di solito.
Mi alzai e guardi fuori  dalla finestra ancora era buio ma già cominciava ad albeggiare. Sospirai e sentii bussare.
«Avanti» dissi
La porta si aprì «Bene Edward, ben alzato».
 «Buongiorno Charlie» dissi con poco entusiasmo.
«Sono contento di trovarti già sveglio, stai iniziando con il piede giusto di solito devo buttare dei secchi d’acqua per far alzare quelli nuovi. Domani ti procurerò una sveglia. Abitualmente sveglio io i ragazzi, ma quando prendono il ritmo, do loro una sveglia per gestirsi da soli, sei un bravo ragazzo continua così» non risposi annuii solamente, ero troppo giù di morale per dire qualcosa, lui uscì chiudendo la porta.
Provai ad aprire la porta del bagno ma era chiusa.
«Scusa ho quasi finito» quella voce era la stessa che avevo sentito la sera prima.
«Fai con comodo» dissi sospirando.
Andai verso la finestra, la aprii e mi misi seduto sul davanzale.
Sentii l’aria frizzantina con un dolcissimo odore di natura e il cinguettio degli uccelli. C’era una pace gradevole e mi persi in quel bellissimo paesaggio.
 Udii scattare la serratura e quella carezzevole voce disse «Ho finito, il bagno è tutto tuo» non pensavo che si sbrigasse così velocemente. Ero abituato con Alice che mi faceva  aspettare  ore quando dovevamo uscire.
 «Grazie» ma non arrivò nessuna risposta. Entrai e chiusi l’altra porta a chiave.
 Feci un respiro profondo e senti un profumo di fresie, lavanda e rose, tutto il bagno ne era saturo, era un dolcissimo profumo. Respirai ancora e mi sentii sereno e tranquillo. Mi spogliai ed entrai sotto la doccia. Appena finii, mi preparai e scesi.

«Buongiorno fratellino» disse mio fratello vedendomi entrare in cucina.
«Ciao Emmett» risposi al saluto alzando la mano.
«Passato bene la notte» annuii
«Gli altri dove sono?» domandai non vedendoli.
«Rosalie e su che si sta preparando. Alice e Jazz sono appena usciti con Bella»
«Bella?!»Domandai stupito
«Si, Bella la figlia di Charlie, non ricordi?»
«Si certo  so chi è»
«Dai vieni a fare colazione, guarda quante cose buone ci ha portato Bella».
«Non ho molta voglia di mangiare» risposi
«Eddyno devi mangiare» mi sentii cingere da dietro, era Alice.
«Ciao Alice, Jazz» li salutai
«Buongiorno ragazzi vi faccio i miei complimenti, mai mi è capitato di trovare al primo giorno tutti in piedi puntuali» disse Charlie entrando in cucina. Guardò in giro «Diciamo quasi tutti» disse notando l’assenza di Rosalie.
«Forza fate colazione e poi vi porto da Jake, che vi spiegherà cosa fare».
«Buongiorno a tutti» era Rosalie che entrò in cucina tutta impupata.
Indossava un vestito sopra il ginocchio e delle scarpe con i tacchi. Tutti la guardammo stupiti, forse ancora non aveva capito cosa ci aspettava.
«Scusa Rosalie» disse Charlie «potresti cambiarti questo non è un abbigliamento adatto per quello che dovrai fare. Metti un jeans e una camicia o una maglia e degli stivali o delle scarpe comode» lei sbuffò.
 «Ci penso io a farla cambiare» disse l’orso trascinandola di nuovo nella stanza.
«Ragazzi vi aspetto fuori, appena uscite dalla porta girate a sinistra e proseguite fino alle stalle, vi aspetto lì con Jake» sospirò «aspettate che scenda Rosalie fategli fare una colazione veloce e venite. Vi raccomando non saltate mai la colazione, perché spesso si pranza tardi e avvolte se c’è molto lavoro, si salta.». Annuimmo tutti e lui uscì.
«Sai ho conosciuto la figlia di Charlie, Bella di nome e di fatto. Vero Jazz?!» disse Alice e Jazz annuì.
«Sai è molto simpatica sono sicura che presto diventeremo amiche».
Finita la nostra colazione, ci dirigemmo nelle stalle.
 Rosalie cominciò a storcere il naso mentre il maledetto folletto faceva salti di gioia, ma era proprio pazza come faceva a essere felice sapendo quello che ci attendeva.
«Ciao ragazzi»
«Ciao Jacob» dicemmo tutti in coro.
Aveva una faccia distrutta con profonde occhiaie, non avrà proprio dormito “Almeno c’è chi si diverte al posto mio”pensai.
«Sapete andare a cavallo?» ci domandò Charlie spuntando alle nostre spalle.
Tutti in coro affermammo  di Si.
«Bene, il compito di oggi sarà pulire e preparare il proprio cavallo, poiché sapete andare a cavallo vi porto in giro per il ranch» il solito folletto comincio a squittire e saltare, comincio a pensare che gli manchi qualche neurone, ai saltelli di Alice si unì pure Emmett, erano proprio fuori di testa.
 «Allora seguitemi dentro per scegliere il vostro cavallo, che sarà vostro fino a quando andrete via. Con vostro, voglio dire che dovrete prendervi cura di lui, oltre hai lavoretti che vi assegnerò giornalmente»
«Bello, bello, bello, bello» Emmett e Alice dissero in coro saltellando mentre io Jazz ci guardammo senza nessuna emozione e Rosalie era veramente atterrita, non per la paura dei cavalli ma per quello che lei toccava fare.
Entrammo e Rosalie si tappò il naso, si effettivamente un po’ di puzza c’era forse anche troppa.
C’erano veramente dei bei cavalli.
«Allora passate vicino a ogni cavallo, capirete subito qual è il vostro».
«Io voglio questo » disse Alice saltellando indicandone uno.
«Alice non si salta così, vicino hai cavalli li può innervosire» la riproverò Charlie.
«Scusa Charlie» disse abbassando la testa mortificata uscendo la linguetta con una mano sulla testa.

 «La tua si chiama Melime che vuol dire “Amabile e graziosa”»
«Io ho scelto il mio» disse l’orso
 «Il tuo si chiamo Morcanon che vuol dire “Giovane orso”»
«Ecco il mio» disse pure Jazz indicandone uno.

«Il tuo si chiama Mìnaothon che vuol dire “Pronto alla Battaglia”»
«Credo d’aver trovato il mio» disse Rosalie
«Il tua è una cavalla e si chiama Kallistè che vuol direBellissima”».
Mancavo solo io.
«Trovato!» dissi indicando un bellissimo cavallo bianco, così bianco che spendeva.
«Il tua è una cavalla e si chiama Urwen che vuol direCalda Fanciulla”».
«Ora che avete il vostro cavallo, Jake vi spiegherà cosa fare. E’ un lavoro che dovrete fare ogni giorno, potete scegliere voi quando, l'importate che lo facciate. Se quel giorno non potete uscire Jake vi illustrerà cosa fare, ci vediamo nel pomeriggio»
«Jake nel pomeriggio conducili nella vallata a sud» si incammino verso l’uscita e si voltò.
«Dimenticavo, Jake all’ora di pranzo portali a casa, Bells gli preparerà il pranzo»
«A dopo ragazzi e buon lavoro» disse uscendo dalla stalla.
«Sai Edward hai scelto la cavalla più bella e dolce di tutto il ranch, la preferita di Bells»
«Se è la sua, ne sposso scegliere un altro» dissi mortificato
«No, no, è la sua preferita, il suo cavallo è un ‘altro»
«Dov’è il suo cavallo» chiese Alice «E’ qui?»
«No, Demone e nella rimessa, cavolo se Bells sa che ho chiamato il suo cavallo Demone mi trucida. Il su cavallo si chiama Twilight, vi prego scordate il nome Demone, mi massacrerà e ucciderà chiunque lo chiami Demone»
«Perché lo chiami Demone?» domandò Jazz
«Lo scoprirete presto» e scoppiò a ridere
«Ma anche Twilight significa qualcosa?» chiese Rosalie
«Si vuol dire “Crepuscolo”» rispose
«Tu Emmett hai scelto il più testone e il più spassoso dei cavalli»
«Tu Alice hai scelto la mattacchiona e amabile»
«Tu Rosalie hai preso la più testarda e vanitosa»
«Tu Jasper hai scelto il più furbo e riflessivo»
«Forza ragazzi a lavoro mettete la cavezza e la longhina ai vostri cavalli e portali fuori in quel recinto e tornate subito qua»
Prendemmo i nostri cavalli, liberammo nel recinto e ritornammo da Jacob.
Ci spiegò come pulire i box e come mettere la paglia pulita. Dopo la sua spiegazione pulimmo i box dei cavalli.
«Bene ora passiamo alla preparazione dei cavalli»
Pigliammo tutto l’accorrente per strigliarli e ci insegnò come fare.
Finito di strigliarli, ci insegnò a mettere le briglie e le redini e infine la sella con il sottosella. Spesso andavo a cavallo, ma lo trovavo sempre pronto non pensavo proprio che dietro ci fosse tutto questo lavoro.
«Ok ora montateci e fatevi un giro nel recinto per prendere confidenza con il vostro cavallo».
Emmett aiutò Rosalie a montare in sella, mentre quella piccola pesta voleva fare tutto da sola, sebbene il suo cavallo fosse il più basino, non riusciva a salirci, ma non voleva l’aiuto di nessuno, presse uno sgabellino e finalmente riuscì a montarci in groppa.
Girammo per un’oretta nel recinto per pendere confidenza con i cavalli.
«Eihhh!!! Ma non avete fame, io sto morendo» disse Jacob seduto sulla staccionata massaggiandosi la pancia.
Effettivamente un po’ di fame l’avevo, tornammo tutti indietro, togliemmo le selle ai cavalli e andammo a darci una lavata per poi pranzare.
Entrammo in cucina e trovammo la tavola apparecchiata con tanta roba da mangiare e  un bigliettino.

Ciao ragazzi scusate la mia assenza, ma devo fare la spesa e varie commissioni in città, vi ho preparato qualcosa da magiare, quando finite lasciate tutto, appena torno dalle mie commissiono ci penso io a dopo. Ciao Bella”.
«Che fame» disse Emmett alla vista della tavola imbandita.
Jacob ed Emmett si riempirono piatti facendo a gare a chi finiva prima, devo dire che era tutto buono.
Finito il pranzo Jacob cominciò a sparecchiare, con mia grande sorpresa anche Alice e Rosalie li diedero una mano. Con mio grande stupore Alice lavò pure i piatti mentre Jazz l’aiutò ad asciugarli.
Eravamo fuori solo da un giorno e già davano segni di squilibrio mentale. Mentre aspettavamo che finissero, Jacob ci parlò di Bella sotto richiesta di Alice. Ci raccontò di tutte le  sue cadute, di tutte le sue figuracce e tante e tante cose sul suo conto. Io ascoltavo estasiato ancora non l’avevo mai vista, ma già sentivo di conoscerla.
«Finito» dissero Jazz e Alice dandosi un dolcissimo bacio.
 «Bene andiamo a sellare i cavalli e andiamo da Charlie».

Passeggiammo tranquilli su quelle immense praterie era tutto bellissimo, mi sentivo sereno.
Dopo circa un’ora arrivammo da Charlie era insieme ad altri aiutanti e stavano marchiavano i nuovi vitelli.
Ci presentarono altri ragazzi: Sam Uley, Quil Ateara, Embry Call, Seth Clearwater, Paul e Jared.
Passammo tutto il pomeriggio con loro, spiegandoci tutto quello che facevano.
Alle 17:00 tornammo a casa. Nella strada del ritorno Emmett ci sfidò a chi arrivava prima. Rosalie e Alice non parteciparono rimasero con Charlie mentre io, Jazz, Emmett e Jacob cominciammo a correre nella prateria piena d’erba verde e fiori colorati. Era bellissimo sentire l’aria sul viso e il dolce profumo di fiori e d’erba, mi sentivo libero senza pensieri.
Alla fine della corsa arrivai per primo. Urwen era velocissima sembrava volasse con ali invisibili senza mai toccare terra. Io e lei eravamo un solo essere mi sentivo parte di lei ed era fantastico.
Appena arrivarono pure Alice e Rosalie, Jacob ci spiegò come ripulire e rimettere i cavalli nel loro box.
Eravamo molto stanchi, ma mi sentivo felice e sereno, mi era tornato il sorriso non vedevo più nero, anche gli altri erano felice e ridevano scherzando con Jacob e Charlie.
Alla porta di casa Jacob ci salutò era molto stanco non aveva dormito la notte precedente e stava crollando.
Charlie ci disse di andarci a fare una doccia che la cena era pronta.
Entrai nella mia stanza, stavo per entrare in bagno quando mi ricordai di bussare, non rispose nessuno ed entrai. C’era ancora il suo odore, la doccia era bagnata sicuramente era uscita da poco dal bagno. Entrai sotto la doccia e mi rilassai, ero solo stanco non avevo più pensieri.
Mi preparai per andare a cena.
 Prima di scendere entrai in bagno per sistemarmi i miei capelli ribelli, il suo odore era ancora lì.
Scesi per cenare, non vedevo l’ora di conoscere Bella, ma con mio grande dispiacere era già andata a letto era molto stanca anche lei come Jacob era rimasta sveglia tutta la notte e non si reggeva più in piedi.
Finito di cenare Alice e Rosalie sparecchiarono e lavarono i piatti ‘Rosalie i piatti?! Cosa da pazzi!!’.
 Dopo un’oretta andammo tutti a letto ero molto stanco ma mi sentivo felice. Il tempo di spogliarmi mettermi il pigiama e andare  a letto che caddi subito tra le braccia d Morfeo.
Era notte  fonda, mentre dormivo sentii un cavallo correre e nitrire mi alzai e mi affacciai alla finestra e vidi:
 un bellissimo cavallo nero di una bellezza unica, con una lunga criniera nera e una bellissima coda, che stava su due zampe e un angelo con i capelli scuri che lo cavalcava, vestita con un abito con profondi spacchi che mostravano tutto, con delle leggerissime ali trasparenti. La luna era nascosta dietro a sottili nuvole e non riuscivo a vederla bene. Sembrava un sogno. Il cavallo poggiò le zampe a terra nitrendo  e guardò verso di me sbuffando.
L’angelo alzò gli occhi verso di me, ma  ero al buio non poteva vedermi, riportò lo sguardo sul cavallo e vidi le sue labbra muoversi. Disse qualcosa al cavallo, ma non riuscii a sentirla, tirò le redini e corse via come il vento. Un tonfo al cuore quando vidi il cavallo saltare un alto recinto, non so, come se avessi paure che quel bellissimo angelo cadesse, rido di me stesso ‘Un angelo non può cadere’ ritornai a letto e dopo poco ripiombai tra le braccia di Morfeo con un sorriso.





Capitolo  6

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